A settembre 2012 ho incontrato nel mio casale Luciano Meschini e Mario Pennacchioni, per farmi raccontare la storia di questo bel casale immerso nella campagna marchigiana. Il primo ha vissuto nella casa fino al 1985, il secondo è un grande amico di Luciano.
Luciano ha iniziato a raccontare, dicendo che era nato e vissuto per 50 anni nel Casale insieme ai suoi quattro fratelli, ai genitori ed agli zii. Il papà Marino ha vissuto in Contrada Cervare 21 per 63 anni. Da un rapido calcolo Luciano è del ‘35.
Il primo proprietario del Casale è stato un certo Senigallia o Sinigaglia di origine ebrea ed annessi c’erano 60 ettari di terra coltivata a mezzadria dalla famiglia Meschini a cui, secondo le leggi del tempo, spettava il 58% del raccolto; il rimanente al proprietario della terra.
Al piano terra c’era la stalla, sul lato ovest le mucche, sul lato nord est il toro per la monta e anche delle mucche dei vicini. Nella parte sud est i vitellini, dove oggi si trova la cucina c’era la cavalla che ogni mercoledì veniva attaccata al carro, riempito di derrate fresche e portate a Macerata al padrone della terra.
Al primo piano, salita l’ampia scalinata, c’era la sala da pranzo con un lungo tavolo in legno ed il grande camino, dov'è oggi il bagno c’era un ripostiglio, al posto del bagno degli ospiti un cucinino. Nella camera degli ospiti a nord ovest c’era la camera dei genitori, dietro il camino la stanza degli zii, in quella a fianco, altri zii. Nella stanza a nord est dormivano i cinque fratelli, e, dopo l'acquisto del primo motorino la sera lo portavano in camera insieme a loro.
Nella corte sul lato sud, vicino al pozzo, è ancora presente un grande salice piantato da Luciano nel 1950. La casetta è rimasta la stessa. Nel lato sud erano custoditi gli attrezzi ed il trattore, nel lato nord i maiali. Sempre a nord sul confine della corte era stata scavata una grotta dove venivano riposti i salumi ed il vino. Oggi non c’è più traccia del grande forno che, dai ricordi di Mario, quando si usava per cuocere il pane emanava un profumo tale da espandersi fino alla casa posta nella collina di fonte.
Luciano e Mario raccontano la mietitura del grano. 60 ettari di terreno che impegnava 45 persone per molti giorni. I contadini si dividevano in gruppi e si iniziava a mietere all’una del mattino continuando fino al raggiungimento di 20 quintali per gruppo. Sacchi di grano da 100 Kg venivano caricati sulle spalle e portati nel solaio del casale e stesi ad asciugare. Ricordano inoltre che nel 1985 furono raccolti 750 quintali di grano. Nei campi, al contrario di oggi, soltanto coltivati, si estendevano lunghi filari di vigna e molti ulivi.
L'ultimo ricordo dei due amici riguarda "il tempo di guerra" quando il papà di Luciano ospitava i soldati tenendoli nascosti di giorno nel grande pozzo, e di notte all'interno del solaio più caldo e riparato.